• Decrease font size
  • Reset font size to default
  • Increase font size
engles3.fabersoft.net
Aldo Aniasi - Il XXV aprile PDF Stampa E-mail

Il XXV Aprile

intervento di Aldo Aniasi

Oggi è una giornata di festa, come lo furono quelle degli anni passati.
Una giornata di festa per unire e non per dividere gli italiani: quelli che amano la libertà e la democrazia.
Una giornata di festa come fu quella del 25 aprile di 57 anni fa, quando Milano si liberò grazie all’insurrezione degli operai delle fabbriche, dei tranvieri, dei vigili, dei ferrovieri dei lavoratori che presero le armi contro i resti dei fascisti e nazisti ormai definitivamente sconfitti.
I milanesi accolsero con gioia e con entusiasmo il 6 maggio i partigiani provenienti dalle valli e dalle zone nelle quali avevano condotto la guerriglia e che su questa piazza sfilarono fra due ali di folla festanti.
Quindi il 25 aprile è una data che deve imprimersi nella coscienza di tutti i cittadini ed essere un simbolo dell’unità nazionale così come lo è per tutti i francesi il 14 luglio.
Non giornata di festa dei soli vincitori, ma festa anche dei vinti che grazie alla Liberazione vivono in Italia risorta dalle rovine e della distruzioni della terribile guerra e che oggi possono scegliere liberamente, con democratiche elezioni, chi li deve governare e amministrare.
I valori espressi dalla lotta di Liberazione trasfusi nella Costituzione non sono patrimonio dell’una o dell’altra parte ma patrimonio ideale e morale di tutti gli italiani.
Ci sono coloro che vorrebbero cancellare questa data, perché affermano che non ha più senso festeggiarla dopo 57 anni. Una proposta assurda, antistorica, espressione di mentalità e volontà reazionaria.
La lotta di liberazione nazionale ha consentito la nascita della Repubblica, la promulgazione della Costituzione che fissa principi di alta civiltà, che esprime valori ed ideali che sono alla base delle democrazie moderne, valori di eguaglianza, di solidarietà di umanità, aspirazione di pace che ha aperto la strada alla costruzione dell’Europa.
Una Costituzione antifascista perchè origine, spirito, contenuto di ogni articolo e in antitesi alle tesi e alla concezione del fascismo.
Una Costituzione che sancisce principi immodificabili perché esprimono valori irrinunciabili perché non conoscono obsolescenza.
“Resistere ora e sempre”. E’ il motto dettato da Calamandrei e che ci ha ispirato in questi decenni.
Dobbiamo resistere a chi vuole riportarci indietro nel tempo cancellando quanto di positivo si è fatto in questi decenni.
Dobbiamo resistere a chi, non accettando che la Repubblica sia fondata sul lavoro, vorrebbe cancellare le conquiste democratiche, i diritti e lo statuto dei lavoratori.
Dobbiamo resistere a chi vorrebbe eleggere un’Assemblea Costituente, per riscrivere la Costituzione, tagliando le radici con la Resistenza.
Dobbiamo resistere ai tentativi di un pseudo-revisionismo che vorrebbe riscrivere la storia falsificandola.
Ecco perché diciamo no a chi vorrebbe trasformare il 25 aprile in una festa della riconciliazione.
No alla parificazione dei torti e delle ragioni: riconciliazione solo con chi accetta il “patriottismo costituzionale” sul quale fondare l’unità e l’identità nazionale.
Il nostro senso della democrazia e della libertà è solido e senza riserve.
Siamo rispettosi dei responsi elettorali, riconosciamo la legittimità di chi governa con il consenso popolare. Chi ha vinto le elezioni ha il diritto-dovere di governare, ma non ha il diritto di mettere in discussione le basi democratiche della Repubblica.
Ricordiamo loro che governare non vuol dire comandare, non vuol dire ignorare la divisione di poteri, l’indipendenza della magistratura, vuol dire invece che la legge è eguale per tutti, vuol dire rispettare i poteri del Parlamento nel quale c’è anche una opposizione che esercita il diritto dovere di opporsi ad una scuola di classe, ad una sanità per i ricchi, ad una informazione distorta.
Non basta essere stati antifascisti ieri. Dobbiamo esserlo ancora oggi.
Dobbiamo ribadire che essere antifascisti significa battersi per la pace, contro il razzismo, contro la violenza, contro la fame, la povertà del mondo, contro chi coltiva sogni reazionari e antidemocratici.
Siamo angosciati per ciò che accade nel mondo: oltre 40 guerre, persecuzioni, eccidi, genocidi sono in atto nei diversi continenti.
Popolazioni perseguitate, sterminate, guerre feroci che coinvolgono popolazioni innocenti.
Anche paesi solitamente considerati civili sono partecipi o corresponsabili di queste carneficine.
Conosciamo purtroppo il terrorismo internazionale che semina morte che provoca rappresaglie che rischiano di scatenare conflitti nel mondo intero.
Conosciamo un nuovo terrorismo delle brigate rosse che sono contro il mondo del lavoro, contro la democrazia.
Dobbiamo gridare forte a chi pronuncia ignobili insinuazioni che i partigiani, i gappisti non hanno mai compiuto atti di terrorismo contro i civili, ma invece combattuto contro chi praticava lo stragismo e l’eccidio.
Il mondo, l’Italia, l’Europa hanno subito in questi decenni pericolosi attacchi da un fascismo internazionale e criminale.
Conosciamo nuovi pericoli che non possiamo sottovalutare: il razzismo che si rivolge contro poveri immigrati che per sfuggire alla fame, alle malattie vengono nel nostro paese, come gli italiani all’inizio e nella seconda metà del secolo cercarono rifugio e lavoro in America, in Germania, in Francia, in Svizzera.
Un razzismo che trova alimento nell’egoismo, nell’ignoranza coltivata anche da forze rappresentate nel Governo.
Ci sono popoli perseguitati come i palestinesi come i curdi ai quali viene negato il diritto di avere un proprio Stato e subiscono feroci violenze.
Riemerge un antisemitismo che abbiamo condannato anche in questa piazza il 27 gennaio.
Un antisemitismo che riappare in Francia, in Germania, in Olanda che è giunto a profanare cimiteri, incendiare sinagoghe e compiere aggressioni contro cittadini ebrei.
Un antisemitismo che viene propagandato in decine e decine di siti sulla rete internet accanto a quelli del neonazismo e del nostalgico neofascismo.
Il passato con le sue tragedie non può ritornare.
Stiamo costruendo l’Europa di popoli accomunati dalla cultura, dalla tradizione, dalla civiltà e dalla vittoria sul nazismo.
Un’Europa da secoli divisa da guerre fratricide che grazie alla vittoria sul nazismo ha conosciuto 57 anni di pace.
L’unità europea è un antidoto contro le tentazioni autoritarie e razziste, è un fattore di stabilità democratica.
In queste tragiche giornate nelle quali si parla di pace, ma si continua a uccidere e a morire operiamo perché si realizzi una nuova civiltà per l’umanità intera.

Milano, piazza del Duomo
25 APRILE 2002

 

 
Engles Profili 2010 - Pubblicazione a cura di Lykonos