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Nascita della Resistenza dopo l'8 settembre PDF Stampa E-mail
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Radio Londra

cronologia.leonardo.it/storia/a1943cc.htm

Dopo l'8 settembre

Bisognava scegliere con chi schierarsi. Molti furono i giovani che si trovarono a dover gestire una realtà nuova. Fino ad allora avevano solo ubbidito.

Ma ora, con i tedeschi che avevano invaso il nostro paese , i fascisti che tornavano alla ribalta dopo il 25 luglio e il Re che aveva abbandonato Roma, l’azione era diventata una necessità.

Nel novembre del 1943 cominciarono ad apparire sui muri i bandi di presentazione alle armi delle classi 24′ e 25′, cioè dei giovani tra i 18 e i 19 anni per il nuovo esercito fascista. Cosa bisognava fare? Ubbidire , oppure scegliere la via più difficile ma che per la prima volta sarebbe stata frutto di una scelta libera  Proprio per questo all’inizio la Resistenza fu un fatto minoritario. Non più di 4000 persone erano seminate nei gruppi per le valli alpine e appenniniche, di cui 1650 in Piemonte, 300 in Lombardia, 700 nel Veneto, 200 in Liguria, pochissimi in Emilia, 250 in Toscana, un centinaio nel Lazio e 150 negli Abruzzi. Nel febbraio del 1944 la situazione si fece più difficile. Per evitare le diserzioni venne emanato un bando a firma del Duce, di Graziani e del ministro della Giustizia Pisenti, che comminava la pena di morte ai renitenti e ai disertori e nello stesso tempo chiamava alle armi le classi del 22′ e del 23’.

Visto che i bandi di arruolamento non venivano rispettati, i fascisti facevano irruzione nei cinema, sbarravano le uscite e prelevavano chiunque potesse combattere.

Anche a causa di questi improvvisi arruolamenti in molti scelsero la via della

montagna, non per scappare ma per organizzare al meglio la lotta armata.

. Le forze armate nazi-fasciste presa coscienza degli aiuti che la gente dava ai disertori, emanarono il 25 aprile 1944 un decreto dove venne stabilito che tutti i militari entrati nelle formazioni partigiane e tutti coloro che le avevano appoggiate erano puniti con la pena di morte e la stessa sorte toccava a chiunque avesse dato rifugio, fornito vitto o prestato assistenza ai disertori unitisi ai partigiani.

L’Italia di fatto era ormai una nazione spaccata in tre parti: Regno del Sud, Italia centrale, Italia del Nord e di queste solo l’Italia meridionale non  conobbe il fenomeno della Resistenza. Si trattava infatti della prima zona completamente liberata dagli alleati, inoltre il Re aveva instaurato a Brindisi un governo provvisorio subito dopo la fuga da Roma.

Nell’Italia centrale invece la situazione era più complicata. A Roma dopo l’8 settembre si costituì il Comitato centrale di Liberazione Nazionale ( CLN ), formato dai rappresentanti dei vari partiti e delle formazioni militari per fronteggiare l’invasione tedesca. Nell’Italia del nord si sviluppò in pieno la resistenza armata.

Nascono le formazioni partigiane: Garibaldi (comuniste), Fiamme  verdi (cattoliche), Mazzini  (repubblicane), Matteotti (socialiste),  Giustizia e Libertà (partito d’azione); poi altre autonome (non  legate ai comandi militari dei partiti).

Nelle Marche la Resistenza iniziò immediatamente dopo l’8 settembre, abbracciò l’intero territorio ed ebbe quasi mille morti fra partigiani combattenti e civili, su un totale di 14 mila combattenti in armi sui monti e nelle città.

La battaglia di Monte San Marco, quasi continuazione sul piano strategico di quelle della vicina zona di Bosco Martese in Abruzzo, dal 2 al 4 ottobre, è la testimonianza dell’impegno immediato nella guerra contro l’occupazione nazifascista.

Da allora l’offensiva partigiana è uno stillicidio di azioni, come l’attacco alla stazione ferroviaria di Abacina del 2 febbraio in provincia di Ancona o ancora la risposta, avvenuta nello stesso mese, data dal distaccamento Picelli di Pesaro ad un attacco della milizia fascista. Così come a Cingoli i partigiani resistono per tre giorni di fronte a un rastrellamento tedesco.

La risposta dell’occupante colpì la popolazione inerme, con la cattura e la fucilazione di 27 giovani a Montalto di Tolentino, così come con la distruzione di Fragheto, in provincia di Pesaro, data alle fiamme, dove furono anche massacrate 30 persone.

La stessa risposta ad Acervia, dove un centinaio di giovani, all’inizio di maggio, venne passato per le armi .

Bibliografia

Arrigo Petacco La nostra guerra Oscar Mondadori 1996

Silvio Bertoldi Savoia : album dei re d’Italia RCS Milano 1996

Spinosa Antonio Vittorio Emanuele III: l’astuzia di un Re Oscar Mondadori 1993

Enzo Biagi Anni di guerra 1939-1945 BUR 1995

Diario della Seconda Guerra Mondiale Volume secondo De Agostini 1994

Federico Chabod L’Italia contemporanea Einaudi 1996

B. H. Liddell Hart Storia militare della Seconda guerra mondiale Vol. II Arnoldo

Mondadori Editore 1970

Storia Illustrata L’effimero regno del sud n.196 Marzo 1974

Storia Illustrata Speciale 8 settembre 1943 n. 310 Settembre 1983

Storia Illustrata Quando il Re fuggì da Roma n.3 Marzo 1998

ritorna all’inizio pagina, nella tabella, per altre pagine sulla resistenza

 

Nel periodo compreso tra il 9 settembre 1943 e la fine di aprile del 1945 è stato calcolato che nella lotta per la liberazione caddero: 72.500 italiani ( compresi i civili ), mentre i mutilati e invalidi furono 39.167.

PARTIGIANI E PATRIOTI CADUTI

(dai dati risultanti alle Commissioni riconoscimento qualifiche)1

 

Commissioni

Partigiani combattenti

Partigiani caduti

Partigiani mut. e inv

Patrioti

Civili caduti

Civili mutilati e invalidi

Piemonte

22.000

5.000

3.000

10.152

1.000

200

Liguria

22.639

2.470

2.776

10.266

750

(*)

Lombardia

20.000

6.000

5.000

11.000

3.000

1.500

Veneto

28.000

5.500

3.000

35.000

(*)

1.000

Emilia

40.000

6.000

3.300

6.000

3.000

500

Toscana

16.000

1.000

840

12.000

3.500

100

Umbria

4.000

250

50

2.100

150

30

Marche

11.000

600

400

6.000

400

100

Lazio

14.000

1.400

2.000

22.000

1.700

1.000

Abruzzo

6.000

400

160

2.500

300

100

Campania

2.000

250

200

500

350

(*)

totali

185.639

28.870

20.726

117.518

14.150

4.530

 

1) Cifre globali comprendenti sia i partigiani, patrioti, mutilati e caduti riconosciuti, sia quelli per i quali era in corso domanda di riconoscimento. (*) Dati non pervenuti

 

LE DONNE NEGLI SCIOPERI E NELLA LOTTA PARTIGIANA

 

- arrestate, torturate, condannate dai tribunali fascisti: 4.633

- partigiane, staffette, sappiste e gappiste: 35.000

- comandanti e commissarie di guerra: 512

- deportate in Germania: 2890

- fucilate e cadute in combattimento: 683

- ferite: 1750

 

- organizzate nei Gruppi di Difesa della donna: 70.000

 

Il contributo della Resistenza italiana alla vittoria alleata

Riportiamo qui un rapporto segreto fatto al Quartier Generale Alleato dal comandante della Special Force (il servizio incaricato del collegamento tra gli Alleati e i Partigiani). Da esso risulta l’entità notevolissima dell’apporto dato dalle forze partigiane alla vittoria degli Alleati in Italia.

Ovunque, in Lombardia e in Piemonte, le nostre avanguardie furono accolte da partigiani entusiasti, in città e villaggi liberati. I C.L.N. locali avevano assunto la direzione dell’amministrazione civile e l’ordine pubblico era mantenuto da distaccamenti rappresentativi di ogni formazione partigiana in ciascuna  zona.
Nel mese di aprile vennero catturati dai partigiani (italiani) complessivamente più di 40.000 prigionieri tedeschi o fascisti. Vennero distrutte o catturate grandi quantità di armi e di equipaggiamenti. Sacche nemiche, rimaste nel solco delle truppe avanzate, vennero eliminate, permettendo alle armate di avanzare senza ostacoli. Furono salvati dalla distruzione obbiettivi quali ponti, strade, comunicazioni telegrafiche e telefoniche di vitale importanza per una rapida avanzata. Complessivamente più di 100 centri urbani furono liberati, prima che noi giungessimo, dai partigiani. Le armate alleate non ebbero da fare altro che entrare nelle città, ormai liberate, ed aiutare i partigiani nel rastrellamento delle ultime guarnigioni isolate.
Il contributo dei partigiani alla vittoria alleata in Italia fu assai notevole e sorpassò di gran lunga le più ottimistiche previsioni. Senza queste vittorie partigiane non vi sarebbe stata in Italia una vittoria alleata così rapida, così schiacciante e a così poco prezzo.


CIFRE DELLA RESISTENZA IN ITALIA (1943-45)

• Forze armate RSI 809.000 (di cui 100.000 morti circa)
• Brigate partigiane 390.000 (di cui 80.000 morti circa; 2 milioni considerando i civili in appoggio)

CIFRE DELLA GUERRA

Nazione

caduti militari

caduti civili

URSS

13.600.000

7.700.000

GERMANIA

3.250.000

3.610.000

GIAPPONE

1.700.000

360.000

IUGOSLAVIA

300.000

1.000.000

ITALIA

330.000

85.000

USA

295.000

/

EBREI

/

6.000.000

TOTALE VITTIME

(di tutte le nazioni coinvolte)

25.000.000

30.000.000

Nella I guerra mondiale, totale vittime 9 milioni, per l’Italia: 600.000 morti, 1.000.000 feriti o invalidi.

 

 

 
Engles Profili 2010 - Pubblicazione a cura di Lykonos