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CURRICULUM VITAE

Nella modesta casa di Nino il sarto, nasceva il 2 ottobre 1905 un bimbo a cui veniva per simbolo imposto il nome del grande Engels.

A tre anni l’educatore Quagliani gli impartiva i primi elementi della vita. Per capacità ed atti­tudine inusitate allo studio, a 6 anni frequentava già con profitto la seconda elementare. Poco amante dei giuochi, adorò invece i libri. Il maestro Marcellini lo trasse nella sua biblioteca per assecon­dare l’amore al sapere; rincasando si metteva a sfogliare i pochi libri della modesta biblioteca pa­terna. La quarta classe fu la pe­dana di lancio che lo portò ado­lescente nel ginnasio. Fu nel­l’ epoca degli studi ginnasiali che fece i primi passi nella vita po­litica, partecipando alle manife­stazioni operaie ed antifasciste, La passione politica non lo distolse dallo studio, che anzi animato da una tenace volontà di conoscere applicò la tecnica del sapere alla prassi della vita politica.

L’attrazione alle scienze natu­rali specialmente all’anatomia, gli fece nascere il desiderio di diven­tare medico. Infuriava in quegli anni la reazione squadrista ed egli partì per Macerata legandosi ivi con gli ambienti antifascisti.

Qui incomincia la lotta aperta contro il fascismo. Perquisizioni, arresti, falsa imputazione di aver ferito il federale di Macerata.

Tradotto in carcere, viene ba­stonato e seviziato, ma la sua in­nocenza riconosciuta. Liberato, è fatto segno a nuove aggressioni ; in uno scontro disarma uno squa­drista del manganello che lo ri­porta agli amici, come un trofeo.

Colto in casa viene di forza portato ai giardini pubblici ove egli sfida il più forte a misurarsi con lui. Ben quindici manganellatori lo assalgono contempora­neamente e lo stendono svenuto al suolo. Portato alla sede, l’ob­bligano a trangugiare una forte dose di olio minerale. Il giorno dopo, l’ordine di lasciare la città entro le ventiquattro ore. S’inizia il calvario. Tronca gli studi; vola ad Urbino per trovarsi un posto di precettore e poter continuare come privatista. In incognito si presenterà a Macerata alla fine dell’anno per sostenere gli esami, splendidamente superati. L’ultimo anno di liceo lo passerà a Jesi ove alcuni fascisti fabrianesi lo perseguiteranno perché il 1° maggio organizzava la festa del lavoro.

Inscritto a Roma alla facoltà di medicina,passerà il suo tempo fra gli studi e la politica.

Qui conobbe il maestro Gramsci e ne seguì alcune lezioni. Apprezzato per la fede e vivacità d’ingegno,viene sollecitato a collaborare con l’Unità.

Scoperto fra operai in una riunione clandestina viene arrestato,bastonato.

Nel quarto anno di università,votate dal regime le leggi speciali,è una delle prime vittime; spedito a Lagonegro pel confino parte il giorno di Natale “con una pagnotta e due poliziotti”.

A Lagonegro, incontra amicizie, intensifica – la sua attività. Gli viene però commutato il confino con la vigilanza ; potrà quindi rien­trare a Roma; ma durante le va­canze, tornato a Fabriano, i fa­scisti locali lo denunciano e lo faranno destinare per tre anni al­l’isola di Lipari.

Nel gennaio del 1929 fu con­dotto a Messina per gli esami di laurea riusciti a pieni voti e quindi ricondotto all’isola per finire di scontare la pena che gli venne prolungata perché non aveva dato prova di ravvedimento.

Ritenuto indegno di vestire il grado di ufficiale, rispose alla leva quale semplice soldato ; ma la sua forte intelligenza e capacità pro­fessionale, lo distinsero anche fra gli ufficiali medici.

Congedato qui a Fabriano do­veva attenderlo altre persecu­zioni e difficoltà create dai fascisti ; dovette accontentarsi del posto di interino a Fossato, dove si gua­dagnò stima ed ammirazione da parte della popolazione di quella zona. Qui nella sua città gli venne negata la richiesta di frequentare l’ospedale per il perfezionamento a cui agognava.

Solamente nel 1931, ottenne l’abilitazione all’esercizio ; ma era privo di tutto. Il matrimonio, in­sieme all’affetto della sua com­pagna ed alla gioia dei gemelli Enzo e Aldo, gli offrì il modo di potere allestire un gabinetto col quale poté dimostrare il suo valore professionale.

Il fascismo non gli diede pace,ma anche egli lo affrontò con tutto il fervore dell’animo e della fede indomita.

Nel 1941 fu mandato a Pola richiamato col grado di tenente medico a reggere quel dispensario antitubercolare. Ritornò a Fabriano subito dopo la caduta del fascismo.

Da allora si votò alla lotta tenace,disperata,contro i distruttori dell’Italia. Organizzazione,propaganda,stampa,comitato di liberazione,movimento partigiano e finalmente l’olocausto della vita.

Prima del sacrificio, sopportò sevizie, scherni, bastonature.La sua bocca si chiuse nel silenzio.

La morte lo liberò dall’incubo e consegnò il suo nome all’immortalità.


VITA DI ENGLES PROFILI

II 2 ottobre 1905 la modesta casa di “Nino” Profili, sarto, veniva allietata dalla nascita di un bimbo. La gioia della famigliola si comunicò all’autunno piovoso e triste, che s’irradiò, compiacente, di augurale, tiepido sole. Il padre volle chiamarlo Engels, simbolo di una fede, sintesi ed aspirazione della vita sua, missione e sacrificio per Colui cui veniva imposto.

L’INFANZIA E L’ADOLESCENZA

Buono, rispettoso, ubbidiente, Engles si manifestò un po’ chiuso, sempre riflessivo, soprattutto reticente a far conoscere ai cari i propri dolori e dispiaceri. A tre anni incominciò a frequentare la scuola privata dell’educatore Quagliani, ove rimase sino all’età di sei anni. Per la capacità e l’attitudine dimostrata, per il profitto che seppe trarre da questi primi insegnamenti, passò in seconda classe elementare, già tanto desideroso di apprendere, animato da continua ansia di ricerca. Adorò i libri sin dall’inizio. Restava per ore a contemplare quelli che componevano la modesta biblioteca del padre, dilettandosi di sfogliarli; e questa occupazione lo distoglieva dal giuoco. Il suo primo maestro, Marcellini Venanzo, socialista, riconoscendo in lui buona volontà, passione, forte intelligenza, lo volle con se nella sua libreria. Quivi Engles passò quasi tutte le ore di svago a fantasticare in mezzo a tanto sapere, dimostrando dedizione al lavoro. Così passarono i suoi primi anni di scuola, veloci da una promozione all'altra, sempre a pieni voti. La 4a elementare fu pedana di lancio; ed eccolo fare ingresso al Ginnasio, precoce adolescente, mentre altri erano fanciulli. Furono anche i Suoi primi passi nella vita politica, allorquando partecipava a riunioni, manifestazioni di partito, con l’atteggiamento di chi comprende, calmo in apparenza, entusiasta nel fondo del cuore. E dimostrò di avere appreso il giorno in cui invitò il fratello, di poco maggiore, alla calma, di fronte ai carabinieri che tentavano di sciogliere il corteo, dopo un comizio di protesta, al quale avevano accompagnato il padre. Dimostrò di avere appreso,durante le giornate della Settimana Rossa. Né la passione politica, che nasceva in lui, lo distolse dallo studio. Fu amato dai professori e meritò sempre lodevoli votazioni. Coi compagni di scuola, pur se taciturno, docile, affettuoso, si dimostrava all’occorrenza deciso, reagendo anche con vigore ad ogni sopruso. Caratterizzò la sua indole una grande generosità d’animo. Animato sempre da tenace volontà, rifiutò di studiare per conseguire il diploma da maestro, conservando la manifestata intenzione di divenire medico, anche se comprendeva i sacrifici che il padre avrebbe dovuto sostenere, pei quali dimostrò sempre onorevole, riconoscente sollecitudine, come sconfinato affetto ebbe pei genitori. In occasione del primo arresto del padre (1916) dette ampia prova di questo suo amore.

LA GIOVINEZZA

A quattro anni di distanza da questa data, partì per Macerata quando già infuriava la reazione squadrista. Lo studio non lo distolse dall’attività politica, che iniziò intensissima, legandosi coi socialisti ed iscrivendosi agli “Arditi del Popolo”. Riunioni, comizi, lotta aperta coi fascisti. Alle perquisizioni della complice polizia, seguì l’arresto sotto l’imputazione di aver pugnalato il federale fascista di Macerata. Tradotto in carcere, per via sorrideva ai compagni ed agli amici, pur avendo in tasca una rivoltella, che riuscì a consegnare con mossa rapidissima e sangue freddo ad un compagno, sulla soglia della prigione. Agli interrogatori e alle sevizie rispose con fermo silenzio. Il Giornale dimostrò la sua innocenza, e, assolto, potè riprendere la sua attività che non si limitava a sola propaganda. In uno scontro con i fascisti riuscì ad impadronirsi di un “manganello”,che quasi trofeo, orgoglioso, vollle conservare. Aderì più tardi alla corrente comunista, mentre i fascisti, a Roma pugnalavano definitivamente la democrazia. Colto in casa una sera, dai fascisti fu condotto nei giardini pubblici della città che lo ospitava e, quivi, sorridente accettò la sfida di battersi con uno di essi, ma fu violentemente percosso da tutti nonostante si fosse difeso strenuamente, uscendo malconcio da quell′incontro; dopodiché, portato alla sede del fascio gli venne somministrata una forte dose di olio di macchina. Il giorno dopo gli fu dato il bando, con intimazione di lasciare la città entro le 24 ore. Dovette troncare gli studi e iniziò il calvario.

PERSECUZIONE

Con il solito sorriso disinvolto ed allegro salutò alla Stazione di Fabriano il povero padre preoccupato della sorte a venire di lui: Era questa la particolarità del suo carattere: fermezza e quasi noncuranza del pericolo, unita tuttavia a forte senso di responsabilità. Dovette allontanarsi da Fabriano per poter continuare gli studi interrotti. A Urbino, durante l’estate, fu precettore e, contemporaneamente studiò con alacrità per recuperare quello che era stato costretto a perdere. Ritornò a Macerata per sostenere gli esami e si dovette nascondere come ladro per non subire nuove angherie da quei fascisti, e soprattutto per non compromettere ancora l’esito dei suoi studi. L’ultimo anno di liceo lo frequentò a Jesi ove non mancarono reiterate perquisizioni, per quanto affievolita l’azione dei fascisti contro di lui. Furono dei fabrianesi che in quella città lo molestarono, specie dopo il 1° maggio, giorno in cui disertò la scuola per principio e solidarietà con i lavoratori. Riuscì tra i primi alla maturità finalmente realizzata, sogno che fin da ragazzo lo aveva allettato: iscriversi alla facoltà di Medicina. A Roma iniziò per lui una vita politica intensa e di soddisfazione. Frequentò corsi di cultura tenuti dal suo del Partito Granisci, fu accanto agli uomini politici più in vista di quell′epoca, da tutti stimato per le sue capacità. Il giornale Unità gli pubblicò diversi articoli, di cui uno al posto d’onore in prima pagina sulla questione agraria. Sorpreso una sera in mezzo a dei compagni che cantavano Bandiera Rossa, fu tradotto in carcere, bastonato a sangue, ma non parlò. Dopo tre giorni, ancora nelle condizioni in cui era stato ridotto la prima sera, venne rilasciato , per intervento del fratello, al quale tuttavia rimproverò la troppa loquacità. Da allora vessazioni continue. Il quarto anno d’Università vide sorgere le Leggi Speciali di repressione: venne arrestato e fu tra i primi ad essere confinato. Venne condotto in Ancona, mentre il padre, ignaro, subiva un lungo arresto a Fabriano. Sommariamente processato venne condannato a tre anni di confino a Lagonegro di Cosenza. Di passaggio a Fabriano salutò i familiari sorridente e giunse a destinazione, dopo avere trascorso, come scrisse, il giorno di Natale in treno “con una pagnotta e due poliziotti”. A Lagonegro si intensificò la sua attività: Soccorso rosso, contatti con il compagno Falabella Domenico, in collaborazione con la compagna Anita Pusterla e con il compagno avv.Giovanni Rinaldi da Spezzano (albanese). Gli venne commutata la pena con due anni di libertà vigilata e potè tornare a Roma. Ma durante la sua permanenza estiva a Fabriano, mentre faceva pratica in Ospedale, venne di nuovo arrestato e condannato a tre anni di confino all’isola di Lipari. Nel gennaio 1928 fu condotto a Napoli per gli esami: lo Sposalizio del principe ereditario consigliò la polizia di portarlo a Messina dove il 7 novembre 1929 si laureò a pieni voti con una tesi in Medicina legale sulla ricerca dei Gruppi sanguigni con il Prof.Vittorio Siracusa che sempre lo ricordò tanto da dedicargli, a guerra finita, un’aula del suo Istituto. Dopo la laurea fu ricondotto a Lipari a scontare il resto della pena. Per la sua costante attività politica fu processato al termine del confino e sarebbe stato di nuovo condannato se non fossero mancate prove. La pena, comunque, fu prolungata di qualche mese. Chiamato alle armi gli venne negato il titolo di Ufficiale medico per la sua attività antifascista e fu soldato di fanteria a Catania. Soltanto dopo il Primo Campo gli Ufficiali medici che presero a stimarlo gli permisero di espletare le sue funzioni di medico. Al suo ritorno a Fabriano gli si presentò dinanzi un avvenire durissimo. Non potè concorrere per occupare condotte ; sol tanto fu accettato come interino a Fossato di Vico, Sigillo, Costacciaro e infine a Scheggia dove seppe accattivarsi la simpatia e la considerazione di quelle popolazioni che avrebbero voluto tenerlo con loro. Nel 1931 ottenne l’abilitazione all’esercizio professionale. Furono tuttavia anni di abbattimento ; e solo nel 1933 si fece un po’ di luce, si unì in matrimonio e la famiglia gli dette tranquillità e serenità. Si trasferì con la moglie per circa due anni a Roma per frequentare l’istituto Forlanini e ottenere la specializzazione in Tisiologia (La Tubercolosi all′epoca, era una malattia diffusa soprattutto tra le famiglie meno abbienti e, fra le altre la malattia che faceva più morti). Anche a Roma veniva pedinato e controllato dalla polizia fascista. Tornato a Fabriano,all′affetto e all’amore della moglie, che ricambiò sempre dimostrandosi con lei quello che veramente era, si aggiunse la gioia di due gemelli, pei quali lavorò intensamente. In famiglia godette gioie che gli erano state negate, in ambulatorio dimostrò quanto valesse. I fascisti non cessarono di perseguirlo e tormentarlo: soltanto dopo molti anni gli fu concesso di essere il medico della Cassa Mutua e soltanto perché i medici scarseggiavano. Richiamato alle armi fu promosso Tenente e , a Pola, dove svolse l’attività militare fu chiamato, per qualche tempo, a reggere il Dispensario Antitubercolare. Mantenne sempre contatti con i compagni: II 25 luglio fu per lui un giorno che valeva una vita: nelle lettere che scrisse alla moglie si preannunciava quell’entusiasmo che lo portò, tra i primi, fra i combattenti per la Libertà. Tornato a Fabriano, dopo l’8 settembre, a lui venne affidato l’incarico della guida del Partito comunista, all’ applicazione della cui linea politica si votò subito. Propaganda, diffusione della stampa, riunioni di compagni giovani, partigiani .Tutto egli volle controllare e a tutto essere presente. La mattina del 13 aprile, mentre si recava ad un convegno, venne arrestato. Impassibile, a tutti gli interrogatori oppose silenzio e dinieghi. Si preoccupò della sorte degli altri compagni, temette per il loro arresto, pensò alla causa cui da sempre era votato e, la sera del 22 aprile 1944, venne trucidato. Così visse e morì, eroico compagno, Engles Profili.


Prof. Dott. VITTORIO SIRACUSA
Direttore dell’Istituto di Medicina Legale dell’Università MESSINA
Messina, 8 giugno 1962.

Egregio Dott. Moriconi,

ho molto apprezzato la Sua lettera del 26 aprile,

alla quale non ho potuto rispondere prima, perché è stato necessario ricercare alcuni dati che, secondo Suo desiderio, potranno esserle utili per quanto sarà pubblicato.

Ma prima di tutto voglio ringraziarla delle notizie che mi ha dato di Enzo e Aldo, ai quali scrivo contemporaneamente, in risposta anche ad una loro lettera del 28 aprile, e incitandoli a chiedermi, se lo desiderano, segnalazioni pei Colleghi di Perugia miei amici. Rimango, comunque, a disposizione per eventuali altri aiuti e consigli.

Quanto al caro Engles, attendo la fotografia da affiggere nell’Istituto dove egli preparò la tesi di laurea lavorando con me. L'Istituto era allora al suo primo anno di sistemazione nell’attuale sede propria, in Piazza XX settembre. Il Direttore era il compianto Prof. Giuseppe Falco, ed io ero unico Assistente, poscia Aiuto e Libero Docente. Avevamo bisogno di collaboratori non essendo in quell’epoca facilmente prescelta, anche dagli studenti, la Medicina Legale. Così Falco, il quale essendo stato V.Direttore della Scuola Superiore di Polizia Scientifica di Roma, aveva molte conoscenze anche nella Questura di Messina, dalla quale ogni mattina era solito passare. Un giorno mi comunicò di avere preso come Studente Interno un Confinato di Polizia in Lipari, dove era stato mandato perché dietro sua domanda ultimasse gli studi laureandosi nell’Università di Messina. Qui gli venne delimitata la zona di città comprendente gli Istituti e le Cliniche universitari, oltre il cui perimetro Egli non poteva circolare.

Engles frequentò assiduamente l’Istituto, ed io,che gli passavo 9 anni e mi preparavo alla Libera Docenza, lo feci lavorare con me e lo presi a ben volere perché intelligente, volenteroso, studioso, educato, rispettoso, timido, buono e gentile. Il giorno della sua laurea, felice, mandò alla mia povera Mamma, che lo conobbe e stimava, un bel mazzo di garofani rossi, che ancora ricordo!

All’Università di Messina risulta che Engles Profili, nato a Fabriano  il 2 ottobre 1905, si iscrisse al 1° anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma nell’anno accademico 1923-24, rimanendovi sino al 4° anno, cioè sino all’anno accademico 1926—27, dopo del quale, congedatosi dall’Università di Roma, frequentò a Messina i successivi due anni, cioè dal 1927-28 al 1928-29. Quivi si laureò con punti 108/110 il 7 novembre 1929. Il relativo Diploma di laurea, registrato al N. 135 dei gradi accademici, fu dato a Messina il 20 maggio 1941.

Esiste qui tutta la carriera scolastica col punteggio riportato nei singoli esami, e giace il Diploma di Licenza liceale completa, rilasciato a Jesi il 21 ottobre 1923, in seguito a maturità classica conseguita in quel Liceo nell’anno scolastico 1922-23. Volendo, tale diploma può essere ritirato.

La tesi di laurea (sperimentale), eseguita nel mio Istituto, e nella copia originale controfirmata dal Prof. Falco, è depositata presso la Segreteria di questa Università. Essa porta il titolo ” La resistenza delle isoagglutinine del gruppo 0 (zero) e degli isoagglutinogeni ad alcuni agenti esterni, nei riguardi della diagnosi medico­-legale del gruppo sanguigno.*

L’argomento è comprensivo di alcune ricerche eseguite da Lui e da me, e pubblicate come segue nel ” Bollettino della Società Italiana di Biologia Sperimentale”:

1°) Ivi, Voi. IV fasc. 4/1929 ( dietro comunicazione alla Sezione di Messina della suddetta Società, nella Seduta del 10 aprile 1929) : ” Azione del calore sulle agglutinine del primo gruppo sanguigno”, del Dott. V. Siracusa, Assistente, e di E. Profili, laureando ( dall’Istituto di Medicina Legale della R. Università di Messina, diretto dal Prof. G. Palco).

2°) Ivi, Vol. V. fasc. 2. 1930 ( dietro comunicazione alla Sezione di Messina della suddetta Società, nella Seduta del 10 febbraio 1930): ” Sulla attenuazione delle agglutinine del gruppo zero per opera della putrefazione e sull’inconveniente uso diagnostico di globuli rossi conservati”, del Dott. V. Siracusa, Assistente e Docente, e del Dott. E. Profili, già Interno ( dall’Istituto di Medicina Legale della R. Università di Messina, diretto dal Prof. G. Falco).

Di tali due pubblicazioni ho alcuni estratti disponibili.

Non avrei altro, pel momento, da dirLe.

Se lo desidera, potrei fare ricerche prendendo i nomi dei colleghi di quei corsi universitari.

Lieto di averla saputo amico del caro Engles. La saluto molto cordialmente, rimanendo a Sua disposizione.

Suo aff.

 
Engles Profili 2010 - Pubblicazione a cura di Lykonos