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Il termine Olocausto PDF Stampa E-mail

Il termine olocausto (dal greco holos “completo” e kaustos “rogo” come nelle offerte sacrificali)

venne introdotto alla fine del XX secolo per riferirsi al tentativo compiuto dalla Germania nazista di

sterminare tutti quei gruppi di persone ritenuti “indesiderabili”.

Terminologia e definizione

Shoah

La parola olocausto (dal greco holokauston, che significa letteralmente “tutto bruciato”, cioè “rogo

sacrificale offerto a Dio”), si riferiva originariamente ai sacrifici che venivano richiesti agli ebrei

dalla Torah: si trattava di sacrifici di animali uccisi in maniera rituale e bruciati sull’altare del

tempio. Solo in tempi recenti il termine olocausto è stato attribuito a massacri o catastrofi su larga

scala. A causa del significato teologico che la parola porta, molti ebrei trovano problematico l’uso di

tale termine: viene infatti considerato offensivo dal punto di vista teologico pensare che l’uccisione

di milioni di ebrei sia stata una “offerta a Dio”; inoltre il popolo ebraico non è stato “tutto bruciato”,

perché un suo resto è sopravvissuto al genocidio.

Shoa ( האוש , traslitterato anche Shoah o Sho’ah), che in lingua ebraica significa “distruzione” (o

“desolazione”, o “calamità”, con il senso di una sciagura improvvisa, inaspettata), è un’altra parola

utilizzata per riferirsi all’Olocausto. Questo termine viene usato da molti ebrei e da un numero

crescente di non ebrei a causa del disagio legato al significato letterale della parola olocausto.

Cionondimeno è riconosciuto il fatto che la stragrande maggioranza delle persone che usano il

termine olocausto non intendono tali implicazioni.

Infine molti Rom usano la parola Porajmos o Porrajmos («grande divoramento»), oppure

Samudaripen («genocidio») per descrivere il tentativo nazista di sterminio.

 
Engles Profili 2010 - Pubblicazione a cura di Lykonos