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Nasce la Resistenza PDF Stampa E-mail

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(dalla tesi di laurea di Daniela Chiorri, “Aspetti e sviluppi della Resistenza nel Fabrianese”)

La lotta armata 

Gli antifascisti fabrianesi( Comunisti,Socialisti,Partito d’Azione,Democrazia Cristiana) dopo l’8 settembre diedero vita al C.L.N.; l’attività che precedette quella armata fu volta soprattutto alla raccolta delle armi.

La posizione geografica di Fabriano la rese di grande importanza strategica. Armando Fancelli presidente CNL,Andrea Roselli comandante della zona,Engles Profili animatore della lotta.

Nell’ottobre del 43 uscì clandestinamente il giornale La Riscossa redatto dal socialista Oreste Bonomelli, Engles Profili,Federico Gentilucci.

Nel novembre 43 uscì con gli articoli: “Dalla resistenza passiva alla resistenza attiva” e “I compiti dei Partigiani e della Guardia Nazionale”.

La lotta antifascista a Fabriano è stato un sentimento popolare che ha dato la parte più bella di sé nella lotta armata.Si giunse subito alla creazione di gruppi partigiani: Tigre,Tana,Lupo,Profili(questo dopo la sua uccisione).

A Fabriano la resistenza non è stata fatta da pochi uomini “illuminati” ma ad essa partecipò tutta la cittadinanza,fu una resistenza fatta dagli operai nelle fabbriche,dai giovani sui monti,dalle donne nelle case.

Già prima della guerra gli antifascisti fabrianesi si erano organizzati in modo che ogni quindicina fosse versta una somma alle famiglie dei confinati,questa forma di assistenza continuò a favore delle famiglie dei partigiani. Tutto ciò sta a dimostrare come l’antifascismo è stato un fatto cosciente,duraturo,profondo.

Dalle prime azioni in gran parte dedicate al recupero delle armi e alla distribuzione del grano degli ammassi alla popolazione civile,si passò agli atti di sabotaggio e ai combattimenti in campo aperto.

Gruppi Tigre, Tana, Lupo, Profili,Piero………………………….

Per i primi giovani che raggiunsero la montagna ci fu,all’inizio,un entusiasmo un po’ ingenuo nel fare il “ribelle”,nello scegliersi il nome di battaglia ci fu un velato desiderio di avventura. Ma i disagi di un inverno in montagna,braccati,costretti a dover mutare continuamente rifugio,rese i giovani uomini consapevoli,non furono più ribelli ma “partigiani”.

Parlare di resistenza e non parlare dell’ambiente contadino,dell’azione svolta dalla “massa verde” È come lasciare l’argomento a metà.

Le formazioni partigiane nacquero nelle campagne e montagne Circostanti Fabriano e fu proprio tra la gente di queste campagne che i partigiani trovarono l’aiuto e la collaborazione maggiore. I contadini avrebbero potuto,continuando nel loro primitivo isolamento, scegliere la strada più facile e sicura. Invece li hanno aiutati,assistiti,sfamati,nascosti.

Se non ci fossero stati gli abitanti di Poggio S.Romualdo,Collamato,Esanatoglia,Piaggiasecca,Pascelupo,Murazzano,Nebbiano e Vallina,che videro le loro case bruciate e le donne offese,gli uomini messi al muro e fucilati,il movimento partigiano fabrianese non avrebbe potuto svilupparsi ed operare fino alla liberazione.

Tra coloro che aderirono subito all’antifascismo numerosi furono gli studenti,i professionisti. Il primo nome che sale spontaneo è quello del Dott.. Engles Profili che ha lasciato in eredità l’esempio di una nuova dirittura morale e rivoluzionaria.

Si affiancarono a lui il democratico Lamberto Corsi e il socialista Luigi Bennani(sarà il primo Sindaco di Fabriano libera),avvocati.

Accanto a loro,che appaiono come i teorici, ci furono giovani,studenti,donne che lottarono e morirono con eroismo; da ricordare ancora il parroco di Marischio don Davide Berrettini e il parroco di Braccano don Enrico. Il clero si astenne dal prendere una posizione,prima della liberazione continuò nei suoi uffici senza troppo esporsi,dopo fu contento che i tedeschi se ne fossero andati. Non c’è stata collaborazione ma non c’è stata opposizione.

 


Nelle Marche la Resistenza iniziò immediatamente dopo l’8 settembre, abbracciò l’intero territorio ed ebbe quasi mille morti fra partigiani combattenti e civili, su un totale di 14 mila combattenti in armi sui monti e nelle città.

La battaglia di Monte San Marco, quasi continuazione sul piano strategico di quelle della vicina zona di Bosco Martese in Abruzzo, dal 2 al 4 ottobre, è la testimonianza dell’impegno immediato nella guerra contro l’occupazione nazifascista.

Da allora l’offensiva partigiana è uno stillicidio di azioni, come l’attacco alla stazione ferroviaria di Albacina del 2 febbraio in provincia di Ancona o ancora la risposta, avvenuta nello stesso mese, data dal distaccamento Picelli di Pesaro ad un attacco della milizia fascista.Così come a Cingoli i partigiani resistono per tre giorni di fronte a un rastrellamento tedesco.

La risposta dell’occupante colpì la popolazione inerme, con la cattura e la fucilazione di 27 giovani a Montalto di Tolentino, così come con la distruzione di Fragheto, in provincia di Pesaro, data alle fiamme, dove furono anche massacrate 30 persone.

La stessa risposta ad Arcevia, dove un centinaio di giovani, all’inizio di maggio, venne passato per le armi .

 
Engles Profili 2010 - Pubblicazione a cura di Lykonos