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Campi di concentramento e di sterminio PDF Stampa E-mail
Canto dei deportati

Il canto dei deportati: è la traduzione italiana dell’originale tedesco “Die Moorsoldaten”, eseguita probabilmente su una traduzione francese dalle deportate del Lager femminile di Ravensbrück (D) nell’inverno 1944-45

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Per approfondire, vedi la voce Lager.

 I campi di concentramento per gli “indesiderabili” erano disseminati in tutta l’Europa, con nuovi campi creati vicino ai centri con un’alta densità di popolazione “indesiderata”: ebrei, intellighenzia polacca, comunisti e gruppi Rom. La maggior parte dei campi era situata nell’area del Governatorato Generale. I campi di concentramento per ebrei ed altri “indesiderabili” esistevano anche nella stessa Germania: benché non fossero pensati specificatamente per lo sterminio sistematico, i prigionieri di molti di questi morirono a causa delle terribili condizioni di vita o a causa di esperimenti condotti su di loro da parte dei medici dei campi.

Alcuni campi, come quello di Auschwitz-Birkenau, combinavano il lavoro schiavistico con lo sterminio sistematico. All’arrivo in questi campi i prigionieri venivano divisi in due gruppi; quelli troppo deboli per lavorare venivano uccisi immediatamente nelle camere a gas (che erano a volte mascherate da docce) e i loro corpi bruciati, mentre gli altri venivano impiegati come schiavi nelle fabbriche situate dentro o attorno al campo.

I nazisti costrinsero anche alcuni dei prigionieri a lavorare alla rimozione dei cadaveri e allo sfruttamento dei corpi. I denti d’oro venivano estratti e i capelli delle donne (tagliati a zero prima che entrassero nelle camere a gas) venivano riciclati per farne coperte o calze.

Tre campi: Belzec, Sobibor, e Treblinka II, erano usati esclusivamente per lo sterminio. Solo un piccolo numero di prigionieri veniva tenuto in vita per svolgere i compiti legati alla gestione dei cadaveri delle persone uccise nelle camere a gas. Il trasporto dei prigionieri nei campi era spesso svolto utilizzando convogli ferroviari composti da carri bestiame, con un ulteriore elemento di umiliazione e di disagio dei prigionieri.

 
Engles Profili 2010 - Pubblicazione a cura di Lykonos